Come (non) si scrive la tesi
Prevenire è meglio che curare… Siccome mi sono
stufato di fare sempre gli stessi commenti e di correggere sempre gli
stessi errori sulle tesi di laurea che seguo, raccolgo qui alcune
informazioni su come (non) va scritta una tesi di laurea, almeno se il
relatore sono io (altri relatori
potrebbero pensarla diversamente su alcune
questioni). Essenzialmente, è una raccolta degli errori
tipici, o di regole per evitarli. Quasi tutte le raccomandazioni sono
utili anche per chi deve scrivere tesi di dottorato, relazioni per
l'esame di laboratorio o qualsiasi altro documento scientifico.
Ovviamente, è in continuo aggiornamento (quindi, se credete,
ogni tanto rivisitate questa pagina), aggiungerò alcuni esempi,
su Google con l'interrogazione come si
scrive la tesi trovate parecchie informazioni, altri colleghi
pubblicano pagine
simili
(e se trovate qualche incongruenza… dovreste saper scegliere),
se avete contributi o commenti siete benvenuti e
qualcuno di più famoso riesce ad essere informativo e divertente
insieme …
Regole tipografiche
- Accenti
- In italiano si usano due accenti, grave e acuto,
che non sono interscambiabili. Si scrive "perché",
"poiché", "nonché", non "perchè", "poichè",
"nonchè"; e si scrive "è", "cioè", e non "é"
"cioé"; ecc. La "è" maiuscola va accentata ("È"),
non seguita da un apostrofo ("E'"); in LaTeX ciò si ottiene con
"
\`E
".
- Punteggiatura e spazi
- I segni di punteggiatura (ossia
. , ; : ? ! ecc.) e le parentesi chiuse (ossia ) ] }
’ ” » ecc.) vanno seguiti, e non
preceduti, da uno spazio. Invece le parentesi aperte (ossia
( [ { “ ‘ « ecc.) si comportano al contrario e
vanno precedute, e non seguite, da uno spazio.
- Punto e a capo
- Una tesi è divisa in capitoli, che
sono a loro volta divisi in paragrafi (in inglese, "section"), che
sono a loro volta divisi in capoversi ("paragraph"). In LaTeX, la fine
del capoverso si ottiene mettendo, nel sorgente LaTeX, un punto e a
capo più una riga vuota; non usate la doppia barra
inversa "
\\
". Evitate di differenziare il "punto e a
capo semplice" con il "punto e a capo con poi una riga vuota": i
capoversi sono separati da "punto e a capo". Punto. E a capo.
- Layout di pagina
- La tesi va stampata fronte/retro, con
margini di circa 2-3 cm., interlinea singola (o al massimo 1.5). Le
pagine devono essere numerate, i numeri di pagina devono essere verso
l'"esterno" (ossia, a destra per le pagine dispari e a sinistra per le
pagine pari). Nell'intestazione potete/dovete mettere, oltre al numero di
pagina, il titolo del capitolo e/o del paragrafo (verso l'interno
della pagina). Il testo va "giustificato".
- Tipo di carattere
- Per il corpo del testo, preferite un
tipo di carattere ("font") con le grazie (Times, Times New Roman,
Palatino, ecc.) a uno senza (Arial, Helvetica, ecc.). Per capire la
differenza fra caratteri con e senza le grazie confrontate ad esempio
la "elle" in Times e Arial: la prima ha gli "abbellimenti", ossia
delle piccole linee orizzontali in alto e in basso; la seconda no,
è semplicemente una linea verticale. Per testi lunghi, i
caratteri con le grazie sono più leggibili. Usate una
dimensione di carattere di 11 punti.
- Figure e tabelle
- Figure e tabelle vanno numerate, devono
avere una breve didascalia e devono essere riferite nel testo. Quindi,
se c'è, ad esempio, una figura 2.4, nel testo deve esserci da
qualche parte una cosa del tipo "(figura 2.4)" o "come si vede in
figura 2.4", o "si veda la fig. 2.4" o ecc. ecc.
- Riferimenti
- Per riferirsi a figure e tabelle, evitate
"seguente" e "precedente" (come in "la seguente (o precedente)
figura/tabella"), usate la numerazione (come in "figura 2.1"). Per
riferirsi a capitoli, paragrafi (section) o sottoparagrafi
(subsection) usate i numeri, non i nomi dei capitoli. Evitate il
più possibile i riferimenti in avanti (ai capitoli
successivi). Il maiuscolo, come in "nella Figura 2.1" o "si veda il
Capitolo 2", è un costume statunitense; usate il minuscolo come
in "nella figura 2.1" o "si veda il capitolo 2".
- Citazioni e riferimenti bibliografici
- Ogni elemento della
bibliografia deve essere citato nel testo (ossia, nella bibliografia
non devono comparire lavori che non sono citati nel testo e devono
invece comparire tutti i lavori citati). Esistono vari formati (e
convenzioni) per le citazioni e i riferimenti; sceglietene uno
standard, non ri-inventatelo, e seguitelo attentamente. Se usate
LaTeX, vi consiglio molto caldamente BibTeX (è sicuramente uno
dei punti di forza di LaTeX). La citazione viene di solito posta fra
parentesi (dipende dal formato), ed è da considerare appunto un
inciso; le parentesi ci sono già e quindi non serve aggiungerne
altre; a volte la citazione può far parte del discorso in
qualità di soggetto, oggetto, ecc. (ad es., in "... come
dimostrato in [12],…", ma sarebbe meglio scrivere "... come
dimostrato da Pinco Pallino et al. [12],…"). Se dovete citare
più lavori contemporaneamente, usate un'unica coppia di
parentesi: [12, 34] e non [12], [34] (in LaTeX si ottiene con un unico
comando
\cite{_,_}
, con argomenti separati da
virgole). L'ordine di citazione è importante: [1, 12] è
diverso da [12, 1], e conviene usare il secondo solo se ci sono buoni
motivi (il package LaTeX cite
ordina automaticamente le
citazioni). In bibliografia possono comparire anche URL di siti Web;
in tal caso indicate anche la data di (ultima) visita.
- Note a piè pagina
- Il riferimento alla nota (il
numerino sovrascritto) non va preceduto da spazio. Se il
riferimento va messo vicino a un segno di punteggiatura, il segno di
punteggiatura dovrebbe precedere il riferimento.
- LaTeX o Word?
- Eh, io non avrei dubbi (LaTeX: l'ultima
volta che ho usato Word per testi lunghi, come una tesi, era
il 1992…), ma voi fate un po' come volete. Tenete presente che:
- Word dà il meglio di sé con documenti brevi, con
poche formule matematiche. LaTeX dà il meglio di sé con
documenti lunghi, con molte formule matematiche. LaTex+BibTeX vi gestisce
la bibliografia.
- Oltre a Microsoft Word e Office, c'è comunque OpenOffice…
- Se decidete per LaTeX, date un'occhiata alla pagina sul LaTeX di
Gorni.
- Word vi lascia massima libertà di formattazione, e quindi
di fare un sacco di pasticci. LaTeX vi guida un po' di più,
quindi è più difficile fare pasticci e molte scelte
tipografiche sono già pronte. In entrambi i casi, astenetevi da
formattazioni complesse e restate aderenti allo standard
proposto (il "default").
- Per un tipografo, il risultato finale è indubbiamente
migliore con il LaTeX; per un profano non c'è differenza.
Struttura della tesi
- Struttura tipica della tesi
- Ogni tesi fa un po' storia a
sé, ma di solito una tesi è strutturata così:
Frontespizio con titolo, ecc.
Indice
1. Introduzione
2. ...
3. ...
...
N. Conclusioni e sviluppi futuri
Appendice A
Appendice B
...
Riferimenti bibliografici
A volte conviene imporre una struttura a più alto livello,
usando le "parti" (parte I, parte II, ecc.). È difficile dare
ricette generali, ma un esempio potrebbe essere: la parte I contiene
una descrizione dell'ambito in cui si colloca la tesi (rassegna
bibliografica, definizioni dei concetti, ecc.); la parte II tratta
aspetti progettuali (ed eventualmente implementativi); e la parte
III potrebbe trattare gli aspetti implementativi (se non trattati
nella parte II) o la valutazione.
- Indice
- L'indice (la "Table of Contents", TOC) è
molto importante per chi legge un documento per la prima volta: gli
consente di orientarsi, di scegliere cosa leggere e in che ordine, fa
da riassunto delle parti già lette, ecc. ecc. Ovviamente,
l'importanza aumenta con la lunghezza del documento. Includete un
indice in tutte le bozze che mi date da leggere!
- Introduzione
- Il capitolo iniziale, intitolato
"Introduzione", di solito è lungo circa 5-10 pagine e contiene:
- una breve introduzione al settore in cui si colloca la tesi;
- una breve descrizione degli obiettivi della tesi;
- una breve descrizione della struttura della tesi (ossia, per
ognuno dei capitoli seguenti, che cosa vi compare).
- Inizio dei capitoli
- Ogni capitolo incomincia con una breve
(5-10 righe) introduzione contenente l'obiettivo del capitolo stesso e
una breve descrizione del contenuto del capitolo. Ad esempio:
In questo secondo capitolo si passa in rassegna lo stato
dell'arte sui motori di ricerca. Nel paragrafo 2.1 viene introdotto il
settore del reperimento delle informazioni. Nel paragrafo 2.2 è
presentata l'evoluzione che ha portato dai sistemi di information
retrieval tradizionali ai motori di ricerca sul Web. Vengono poi
descritti i vari tipi di motori di ricerca disponibili (paragrafo 2.3)
e le linee di ricerca più recenti (2.4).
- Fine dei capitoli
- Ogni capitolo finisce con un breve
paragrafo, di 5-10 righe, intitolato (se la fantasia non vi suggerisce
altro) "Conclusioni"; in esso si riassume il contenuto del capitolo e
lo si collega con il capitolo successivo.
- Obiettivi e stato dell'arte
- Fra i vari capitoli, vanno
opportunamente evidenziati gli obiettivi della tesi e lo stato
dell'arte, ossia che cosa è stato fatto di simile da
altri.
- "Gerarchizzazione" della tesi
- Pensate alla tesi non solo
come un documento lineare (una parola dopo l'altra), ma anche
gerarchicamente (capitoli che contengono paragrafi che contengono
sotto-paragrafi che contengono capoversi, figure e tabelle, ecc.) Una
tesi non è solo un elenco di parole, è anche un
albero. E come albero deve essere "bilanciato": se nel capitolo 2
c'è il paragrafo 2.1 che contiene il sottoparagrafo 2.1.1,
allora è bene che ci siano anche il sottoparagrafo 2.1.2 (ed
eventualmente 2.1.3, 2.1.4, ecc.) e il paragrafo 2.2 (e 2.3, 2.4,
ecc.).
- Come si scrive
- Prima di cominciare a scrivere, pensate
all'indice di tutta la tesi. Poi scegliete da dove cominciare a
scrivere ed espandete ulteriormente l'indice, almeno fino al livello
dei sotto-paragrafi. Solo allora scrivete, tenendo sempre a mente le
due strutture, ad albero e lineare.
- Ringraziamenti
- Potete mettere una pagina con i
ringraziamenti all'inizio o alla fine della tesi, come preferite. Non
è necessario ringraziate il relatore: se proprio volete farlo,
considerate che potrebbe semplicemente aver fatto il suo
dovere…
Citazioni e riferimenti bibliografici
- Importanza
- La bibliografia è uno dei principali
elementi di valutazione di uno scritto scientifico (e quindi anche di
una tesi): se lo scritto è buono, la bibliografia è
approfondita, meditata, aggiornata, riporta tutti e soli i lavori
pertinenti, ecc. ecc. Quando un ricercatore legge uno scritto
scientifico, una delle prime cose che guarda e valuta è spesso
la bibliografia. Come controrelatore, una delle prime cose che guardo
di una tesi è proprio la bibliografia. Probabilmente anche il
vostro controrelatore farà altrettanto…
- Come scriverla
- Scrivere prima il testo e poi aggiungere
la bibliografia alla fine è un pessimo modo di
procedere, dato che inserire poi le citazioni al posto giusto è
un lavoraccio. Quindi, scrivete la bibliografia insieme
al testo. Inoltre, spesso la motivazione di un'affermazione viene
data proprio in base a un riferimento bibliografico (qualcosa del tipo
"come dimostrato in [7]…"); quindi non avere riferimenti
bibliografici porta a fare affermazioni non motivate, e a un testo
più debole e attaccabile.
- Gestione
- In molti settori oggi la maggior parte dei
documenti che diventeranno i riferimenti bibliografici della vostra
tesi si trovano in formato elettronico, con poche eccezioni: man mano
che li trovate (oltre a stamparli, leggerli e, ovviamente, studiarli),
scaricatene una copia e salvatela.
- Qualità
- I migliori riferimenti bibliografici sono,
di solito, articoli recenti su riviste scientifiche o su atti di
congresso, seguiti da libri e, all'ultimo posto, articoli su riviste
non scientifiche. Nello studiare il settore scientifico in cui si
situa la vostra tesi, dovete anche farvi un'idea di quali sono le
riviste scientifiche (i "journal") e i convegni ("conference")
principali. Non fate come quello studente che era convinto che le
riviste scientifiche si trovassero in edicola…
- URL e siti web
- Le URL di siti web sono un discorso a
parte: ve ne sono alcune molto autorevoli (riviste scientifiche
elettroniche, siti di organizzazioni riconosciute a livello mondiale
come il w3c, Wikipedia, ecc.) e altre meno… Fa parte del lavoro
di tesi imparare a orientarsi, oltre che fra riviste, libri e
congressi, anche fra siti web.
Stile
- Stile scientifico
- Usate uno stile lineare, secco, preciso,
non ambiguo. In un documento tecnico/scientifico (come una tesi), ogni
parola deve esserci per un motivo preciso. E non sono motivi
precisi:
- "mi suonava bene"
- "l'ho letto su F*cus"
- "me l'ha detto un mio amico"
- ecc.
È quindi importante non scrivere "di getto" e in fretta, ma
riflettere, ponderare, valutare varie alternative per spiegare un
concetto, essere sintetici e scrupolosi, evitare ripetizioni, ecc. ecc. Di solito,
quello che "di getto" si scriverebbe in N pagine lo si può
scrivere in modo più scientifico in N/2 pagine.
Può essere utile consultare manuali di stile, ad esempio (ma ne
trovate in abbondanza sul Web) questo o quelli
di Wikipedia, in italiano
e inglese.
- Plagio
- Evitate di copiare pari pari parti di testo (o
figure, tabelle, grafici, ecc.) da altri senza citare la
fonte. È plagio, un reato… Quello che si può fare
è citare, riportando pari pari il testo scritto da altri
e indicando con precisione (riferimento bibliografico e numeri di
pagina) la fonte. Quindi non si deve mai copiare; al massimo si
cita. Ciò vale per testo, figure, tabelle, grafici, ecc. ecc.
- Affermazioni gratuite
- Ogni affermazione va motivata,
giustificata. Ciò si può fare o sulla base di un
riferimento bibliografico o sulla base di deduzioni da quanto detto in
precedenza.
- Affermazioni roboanti
- Evitate affermazioni "eccessive". Ad
esempio, in:
Anche "Yahoo!", come "Google", nasce all'università
di Stanford. Nasce però ben sei anni prima del suo eterno
antagonista […]
evitate "eterno" (che è anche falso...).
- Affermazioni vaghe
- Evitate, quando possibile, affermazioni
vaghe. Siate precisi. Se possibile, quantificate numericamente. Ad
esempio, invece di "nei capitoli precedenti sono stati presentati alcuni
sistemi che saranno poi approfonditi nel resto della tesi" scrivete
"nei capitoli 3 e 4 sono stati presentati tre sistemi che vengono poi
approfonditi nei capitoli 7 e 8".
- Definizioni mancanti
- Ogni termine usato va definito. Ogni
acronimo/sigla va definito alla prima occorrenza. Non "buttate
lì" i termini senza averli definiti prima; non supponete che il
lettore sappia che cosa avete in mente solo voi. Se avete numerosi
acronimi, o se usate una terminologia complicata e probabilmente
ignota al lettore, considerate la possibilità di inserire un
glossario.
- Prima persona (io) o impersonale?
- C'è chi sostiene
che la prima persona (io, me, mi, noi, ci) vada assolutamente evitata
in uno scritto scientifico. La motivazione è, di solito, che la
forma impersonale porta a uno stile più scientifico,
perché si evitano, ad esempio, affermazioni come "io credo",
"mi piace", ecc. ecc.
Io credo (…) che il rimedio sia peggiore del male, o
quantomeno sono più possibilista, e uso tranquilllamente la
prima persona (singolare o plurale, a seconda se sono l'unico autore o
uno fra più autori). Secondo me, infatti, per evitare la prima
persona si usano spesso locuzioni inutilmente contorte, quali
"l'autore di questa tesi", "questo autore", "l'autore di questo
scritto", ecc., che non fanno altro che appesantire il discorso e
creare confusione (a chi si riferisce "questo autore" se si sta
parlando di un altro articolo?). Ovviamente, l'uso della prima persona
non deve portare a contraddire le altre regole, e quindi evitare
affermazioni ambigue o imprecise ("mi pare che", ma anche "a questo
autore pare che"), roboanti o presuntuose ("non ho dubbi che", ma
anche "non v'è dubbio che"), ecc.
- Ripetizioni
- Evitate ripetizioni (ogni cosa va detta in un
singolo posto, e al posto giusto). Fanno eccezione l'introduzione e le
conclusioni, che riassumono un po' tutta la tesi.
- Ripetizioni di termini
- Ci viene insegnato alle elementari
di evitare ripetizioni di termini nello stesso testo, e di usare
sinonimi in questi casi. In uno scritto scientifico, questa regola
viene in qualche modo ammorbidita, dato che un termine corrisponde di
solito a un concetto preciso, e quello che nella lingua comune
è un sinonimo, in un testo scientifico può non
esserlo.
- Elenchi
- All'interno degli elenchi (puntati, numerati,
liste descrittive), le varie voci devono essere uniformi (come
punteggiatura e come struttura grammaticale). Il segno di
punteggiatura alla fine delle varie voci deve essere lo stesso (con la
possibile eccezione dell'ultima voce, che di solito è seguita
dal punto). Le maiuscole/minuscole devono essere coerenti con la
punteggiatura. Le varie voci devono cominciare in modo coerente (ad
es., tutte con un verbo).
- E, ed, a , ad
- "Ed" si usa se la parola seguente incomincia
con "e". "Ad" si usa se la parola seguente incomincia con "a". Ci sono
comunque alcune eccezioni, ad esempio… uhm… vediamo chi
ne trova una :-) (senza cercare troppo lontano…)
- Tempi verbali
- Probabilmente la soluzione migliore è
di usare quasi sempre il presente. Dovete scrivere un documento
tecnico/scientifico, non "raccontare una storia", quindi evitate
espressioni del tipo "in questo capitolo vedremo", "l'obiettivo di
questa tesi sarà", ecc. ecc. Se decidete comunque di usare
futuri e passati, siate consapevoli che è una scelta delicata
ed è fonte di errori, e quindi fatelo in modo coerente, facendo
molta attenzione. Soprattutto, evitate i tempi passati
nell'Introduzione (il cap. 1): tipicamente voi la scrivete dopo aver
fatto tutto il resto del lavoro, quindi viene spontaneo dire "In
questa tesi si è affrontato il problema di…" o "In
questa tesi si è implementato un sistema
che…". Però il lettore legge l'Introduzione come prima
cosa, e si aspetta di trovarci gli obiettivi, non i risultati: quindi
"In questa tesi si affronta il problema di…" o "In questa tesi
si descrive l'implementazione di un sistema che…" (o, se vi
piace di più: "In questa tesi si affronterà il problema
di…" o "In questa tesi si descriverà l'implementazione
di un sistema che…").
- L'elenco telefonico di Nairobi
- Anche se lo stile deve essere secco e diretto, non vuol dire che dobbiate scrivere come se scriveste un elenco telefonico o un catalogo. Dovete invece scrivere un testo scientifico, con definizioni, assunzioni, ipotesi, obiettivi, dimostrazioni, esperimenti, metodologie, metriche, risultati, limiti, interpretazione dei risultati, conclusioni, ecc. ecc.
Eh, l'italiano…
- Eh, l'italiano
- Se non siete in grado di scrivere la tesi in un
italiano (o inglese) corretto scegliete un altro relatore…
- Ortografia
- Usate un correttore ortografico
("spell-checker"). Fate rileggere da qualcuno (oltre al relatore,
intendo). Curate i dettagli fin dalle prime versioni che mi fate
leggere: io non perdo tempo a correggere errori banali che sapreste
correggere anche da voi e posso concentrarmi sugli aspetti concettuali
del lavoro (che è quello che ci interessa), e inoltre non mi
indispettisco… ;-)
- Le virgole!!
- Regola: non si mette la virgola fra soggetto
e verbo.
- Un, uno, una
- "Un" va scritto con l'apostrofo solo se
è seguito da un termine femminile (perché in tal caso
è una contrazione di "una"). Quindi è un errore
scrivere "un'errore"… Siccome l'"un'" c'è, usatelo:
un'interfaccia, e non una interfaccia.
- A proposito di apostrofi
- "Qual è" va scritto senza
apostrofo.
- Termini inglesi
- Varie cose:
- Usate termini italiani quando possibile. Ad esempio, non usate
"query a un search engine", ma "interrogazione a un motore di
ricerca"; non "software agent" ma "agente software"; non "range" ma
"intervallo"; non "rate" ma "tasso"; non "conference" ma "congresso"
(sicuramente non "conferenza"…); ecc.
- Non traducete termini intraducibili (ad es., hardware e
software).
- Se traducete, fatelo correttamente e usando un
vocabolario! Purtroppo, noi informatici siamo stati abituati
male, con traduzioni quasi comiche come "libreria" per
"library"… o "processare" per "to process" ma un po' tutto il
mondo scientifico è vittima di traduzioni errate, come ad
esempio "conferenza" per "conference".
- Non usate la "s" al plurale per i termini inglesi. I termini
inglesi in un testo italiano non prendono la desinenza del plurale
(quindi, non "le directories" ma "le directory"). Di regola, i termini
inglesi in testi italiani sono maschili, ma ci sono eccezioni (e ne
abbiamo appena vista una…).
- Linguaggio
- Prima di usare termini delicati come
"utilizzare", "iniziare", "terminare", ecc. considerate le alternative
più semplici quali "usare", "incominciare", "finire", ecc. E
comunque controllate su un manuale di stile e sul
vocabolario: non sono esattamente sinonimi…
Ah, l'inglese!
- Strunk & White
- Se volete/dovete scrivere la tesi (o un altro documento scientifico, ad esempio un articolo tratto dal lavoro di tesi) in inglese, leggete prima lo Strunk&White. Anzi, leggetelo anche se scrivete in italiano, dato che contiene molte linee guida su chiarezza, concisione, precisione.
- Altro sul Web
- Cercando sul Web trovate parecchi altri documenti utili; eccone uno recente (anche se orientato a documenti medici).
Agh! La burocrazia…
- Non contate su di me.
- Io e la burocrazia non andiamo d'accordo. Non so se è colpa mia o colpa sua, ma ormai mi sono rassegnato: non c'è speranza. Quindi non fate affidamente su di me per gli aspetti burocratici. Informatevi in segreteria studenti, o negli uffici opportuni, o con i vostri colleghi. Quindi, fate un'ottima figura se vi presentate da me con le idee chiare sugli aspetti burocratici.
- La domanda di laurea
- Per potervi laureare dovete prima presentare la domanda di laurea (questo è uno dei pochi aspetti burocratici di cui sono sicuro --- vedi punto precedente). Lì bisogna compilare vari campi, di cui io non capisco granché (vedi sempre punto precedente). Io mi limito a mettere la mia firma dove serve e a discutere 2 cose: titolo e parole chiave. Il titolo della tesi indicato sul modulo della domanda di laurea è provvisorio (credo! Vedi ancora punto precedente), però è bene ragionarci su per metterne uno sensato. Le parole chiave vengono usate per indicizzare la tesi e per poterla reperire con ricerche bibliografiche (sì, nell'era di Google è una cosa un po'... ridicola, ma...), quindi è sensato che siano termini non contenuti nel titolo (perché la ricerca si può fare anche su parole del titolo --- almeno spero...).
- Quante copie della tesi?
- Dovete consegnarne una copia in segreteria studenti, una copia al relatore (e una a ogni eventuale correlatore), una copia al controrelatore (se c'è) e una copia al supervisore (se c'è). E poi eventuali copie per voi, amici, parenti,… Insieme alla copia cartacea consegnatemi anche una copia digitale: un CD, o un DVD, contenente tutto il materiale, ossia il PDF della tesi, il sorgente (LaTeX, Word, OpenOffice, …), il codice scritto durante la tesi, il materiale bibliografico raccolto durante la tesi, i dati e i risultati di eventuali esperimenti di valutazione, ecc. ecc. Tutto.
- Stampa e rilegatura della tesi
- Informatevi in anticipo sui tempi, sarebbe un peccato dover rimandare la laurea solo perché il rilegatore è carico di lavoro urgente…
- Fronte e retro
- Evitate di sprecare carta e inchiostro: la tesi deve essere stampata fronte e retro. Le dimensioni del carattere (font) devono essere ragionevoli (da 10, 11 o al massimo 12), e l'interlinea a 1 o 1.5. Quasi sempre la sintesi viene giudicata positivamente.
- Il controrelatore
- Per alcune tipologie di tesi c'è il controrelatore, che viene scelto da un'apposita commissione e ha il compito di giudicare il vostro lavoro. Non appena il controrelatore viene nominato, è vostro compito fargli avere una copia della tesi, magari in formato elettronico, e dargli i vostri recapiti, in modo che gli sia comodo contattarvi se vuole chiedervi qualche delucidazione. Idem per il supervisore, che è una specie di secondo controrelatore.
Organizzazione del lavoro
Abbiamo più o meno visto come (non) scrivere… Ma
quando scrivere? Come ci si organizza? Con che tempi?
- Quando si scrive / 1
- È buona norma prendere appunti
durante gli incontri. Quando parlate con il relatore non state
impalati a guardarlo con l'espressione più intelligente che
riuscite a imprimervi sul viso: prendete appunti, segnatevi le cose
più importanti, ecc. Scrivete!! (altrimenti poi vi dimenticate…)
- Quando si scrive / 2
- Evitate di scrivere la tesi nelle ultime
due settimane: fareste un pessimo lavoro (e alla fine vi si dovrebbe
raccogliere col cucchiaino). Non date per scontato che il relatore sia
a vostra disposizione per correggere immediatamente quello che
scrivete: noi docenti universitari abbiamo una marea di cose da fare,
spesso con scadenze. Evitate di consegnare al relatore materiale
incompleto o poco curato.
- Quando si scrive / 3
- Di solito è una pessima idea
scrivere solo alla fine; è meglio scrivere un po' durante tutto
il lavoro, magari anche solo a mo' di appunti (che poi andranno
risistemati). Quando raccogliete il materiale bibliografico,
catalogate ogni lavoro in modo ordinato, preparate il riferimento
bibliografico (BibTeX va benissimo) e magari annotatevi brevemente i
punti importanti di ogni lavoro. Siccome ogni tesi deve avere una
parte di rassegna dello stato dell'arte, non è sicuramente
fatica sprecata. Quando nel progettare il sistema preparate schemi e
diagrammi (ad es. in UML) o grafici, archiviateli in modo ordinato:
anche quelli saranno molto utili poi.
- Non accontentarsi mai della prima versione
- Come già
menzionato, scrivere un testo tecnico/scientifico (ma non solo)
è un'attività che richiede tempo. Le prime versioni sono
solitamente scorrette, imprecise e inutilmente verbose; è
quindi importante rifletterci su, distillarle, limarle, raffinarle con
precisione meticolosa. Non accontentarsi mai della prima
versione. Quasi mai della seconda.
- Velocità
- Ma con che velocità si scrive?
Ovviamente non ci sono regole generali buone per tutte le stagioni,
anche perché dipende da quanto materiale è già
stato preparato (ad es., la bibliografia), ma una buona stima della
velocità di scrittura di un testo scientifico è di 2-3
pagine al giorno. 100 pagine, 50 giorni. 200 pagine, 3
mesi… E ricordatevi della Legge di Hofstadter (una delle Leggi
di Murphy):
"Ci vuole sempre più tempo di quello che si
pensa. Anche considerando la Legge di Hofstadter."
- Ordine di scrittura
- Non dovete necessariamente scrivere la
tesi nello stesso ordine con cui poi viene letta, dal primo capitolo
all'ultimo. Anzi, di solito l'introduzione viene scritta per ultima
(facendo attenzione ai tempi verbali). Una buona strategia è di
scrivere prima le parti che sono più facili e chiare (ad es.,
la descrizione del sistema implementato), così quando si scrive
il resto si ha un po' più di "contesto", ci si è
"scaldati" e magari anche rincuorati.
The last thing one discovers in composing a work is what to put first.
T. S. Eliot.
- Regole
- Dopo alcune recenti esperienze "traumatiche" ho
deciso che se volete fare la tesi con me dovete rispettare 2 regole:
- Regola 1: Spell check!
- Se non avete controllato
l'ortografia con un correttore ortografico, non datemi nulla da
leggere (motivo: gli errori saltano all'occhio, distraggono, e non
riesco a leggere concentrandomi sul significato).
- Regola 2: Non tutti insieme!
- Se a 2 settimane dalla scadenza della tesi non mi
avete gia' consegnato almeno il 50% della tesi, non vi laureate e
passate alla sessione successiva
(motivo: avendo più laureandi per sessione, leggere tutte le
tesi nelle ultime due settimane sarebbe impossibile)
- Regole / 2
- Un'altra regola per chi vuol fare la tesi con
me: dopo ogni incontro, mandatemi una breve mail (di solito bastano
5-10 righe) in cui riassumete quello che ci siamo detti e quello che
abbiamo deciso. Serve a voi per fissare le idee, e a me per tenere
traccia del lavoro. Non so se è perché ho troppi
tesisiti o se è per l'età, ma comincio a fare
confusione, a dimenticarmi le cose…
- Regole / 3
- Ripeto: quando mi date da leggere delle bozze,
queste devono essere *definitive* (secondo
voi). Evitate di darmi da leggere parti incomplete, con errorini di
qualsiasi tipo, con la scusa che "sì, lo so, devo sistemare
la sillabazione, o gli accenti, o l'ortografia, o il formato della
bibliografia, o ecc. ecc. ma tanto sono errorini poco importanti che so come sistemare e che
si sistemano in un paio d'ore di lavoro". Se si sistemano in un paio d'ore,
sistemateli! Se ci vuole di più (di solito è così!),
sistemateli!! Il motivo è che qualsiasi "errorino"
distrae chi legge, e quindi non riesco a concentrarmi sugli aspetti
concettuali del lavoro, il che è quello che interessa a
entrambi.
- L'e-mail
- Già che ci siamo, alcune regole su come
(non) scrivere una mail. Mi sono accorto che molti studenti non sanno
scrivere un messaggio di posta elettronica. Questo è confermato
anche dalla letteratura scientifica
(anche se ci sono varie
teorie in proposito). Comunque, insomma, un po' di regole:
- firmate i messaggi;
- usate l'indirizzo di posta elettronica istituzionale (di solito
non rispondo a messaggi di cui non conosco il mittente: se qualcuno mi
chiede un consiglio su un esercizio, come faccio a sapere che non
è uno studente che sta facendo un esame in un'altro
corso/università?);
- configurate correttamente il vostro programma di posta
elettronica: non è piacevole replicare (con "Reply") a un
messaggio e ricevere dal server la risposta "Destinatario sconosciuto";
- rileggete i messaggi; evitate di spedire messaggi con errori; non
scrivete i messaggi come gli SMS;
- usate i thread opportunamente. Se 2 mesi avevo risposto a una mail con
oggetto "Voto dell'esame", non fate una buona impressione se ricevo un
messaggio con oggetto "Re: R: Re: Voto dell'esame" e corpo
"Prof. vorrei chiederle se x caso ha una tesi disponibile". Meglio se
lo firmate, se usate "per" invece di "x" e soprattutto se usate un
oggetto coerente con il messaggio…
C'è di mezzo il fare…
Ovviamente non basta scrivere, né si comincia da lì. Bisogna anche svolgere il lavoro di tesi, ed è il caso di sapere che:
- Poco e bene
- "I tesisti fanno troppo e male". È tipico che un tesista voglia fare "troppo" e che finisca per fare soprattutto "male". È invece importante capire che è meglio fare "poco e bene", cercando di ottenere un risultato originale, anche se minimo. Invece, spesso lo studente ha l'obiettivo di fare scoperte rivoluzionarie: va bene provarci, ogni tanto qualcuno ci riesce, ma tenete conto che le probabilità sono contro di voi…
Io stimo più il trovar un vero, benché di cosa leggiera, ché il disputar lungamente delle massime questioni, senza conseguir verità nissuna.
Galileo Galilei
Sul "male" aggiungo anche che gli errori ci sono sempre in una
tesi, ma meno ce ne sono e meglio è. Una tesi che ha quasi ottenuto un
risultato rivoluzionario ma è sbagliata (anche se di poco)
è peggiore di una tesi che ha ottenuto un risultato minimo
ma corretto. La seconda può servire come base per altri
lavori futuri (vedi "Sulle spalle dei giganti" poco sotto), che
magari, passo dopo passo, otterranno un risultato importante. La
prima serve a poco: al limite qualcuno può rifarla, ma se
la rifà con lo stesso approccio, non otterrà nulla di più...
- Poco, bene e giusto
- Capita spesso che il tesista "parta
per la tangente", ossia si focalizzi su quelli che secondo lui sono
gli aspetti più importanti del lavoro di tesi. Tipicamente
qualche tecnologia, o l'implementazione di un sistema. Ora, la
questione qui è delicata. Da un lato, tipicamente il (bravo)
tesista ne sa più del relatore (medio) dal punto di vista
tecnico. È più aggiornato, veloce, flessibile, ha
più tempo, ecc. ecc. Quindi è naturale che il (bravo)
tesista dia qualche contributo dal punto di vista tecnico.
Però il relatore (medio) ha altre compentenze. Ha
esperienza. Ha già avuto decine di tesisti che volevano
spaccare il mondo e poi hanno partorito un topolino. Conosce la
letteratura scientifica. Sa quali sono i problemi difficili
aperti. Magari non lo sa ma lo intuisce. Insomma, da un lato non
abbiate paure a proporre idee. Dall'altro lato non stupitevi se
quella che a voi sembra un'idea fenomenale è giudicata un po'
freddamente dal relatore. Non stupitevi se la risposta tipica
è "Ok, tu vuoi fare X. Ma hai guardato nella letteratura
scientifica che cosa c'è di simile? Sei sicuro che non
c'è proprio nulla? Mi pare proprio strano, questa tua idea
assomiglia molto a Y e di Y si parlava già dieci anni fa, e
ecc. ecc." Se questo è il vostro caso, il mio consiglio
è di accettare le regole del gioco, e di cercare di
*dimostrare* che effettivamente la vostra idea è buona. Ma se
il vostro relatore non è convinto, sappiate che gli altri lo
saranno probabilmente ancora di meno... Oppure avete sbagliato
relatore :)
- Il dito e la Luna
- L'obiettivo di una buona tesi spesso non
è "costruire un sistema", ma piuttosto è la produzione
di conoscenze (che poi possono essere sfruttate per costruire un
sistema). Non sembra un concetto complicato, ma come esperienza
personale spesso i tesisti vedono il dito (costruire il sistema) e
non la Luna (aumentare il bagaglio di conoscenze
scientifiche). Paradigmatico è il caso della valutazione, che
è un fastidio nel primo caso e invece è indispensabile
nel secondo caso...
- Sulle spalle dei giganti
- È importante, anzi
fondamentale, studiare e conoscere lo "stato dell'arte", ossia i
risultati ottenuti da altri ricercatori, e tenerne conto, per evitare
di riscoprire cose già note o, forse ancora peggio, cercare di
ottenere risultati che qualcuno ha già dimostrato essere
impossibili…
Se ho visto più lontano è perché sono salito sulle spalle dei giganti che mi hanno preceduto.
Isaac Newton, 5 febbraio 1676
Siamo come nani sulle spalle dei giganti, sì che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non per l’acutezza della nostra vista, ma perché sostenuti e portati in alto dalla statura dei giganti.
Bernardo di Chartres, XII secolo
- Siate propositivi, autonomi, focalizzati
- Non aspettate l'imbeccata dal docente: proponete idee, alternative, fate prove, siate autonomi (e tenete sempre informato il relatore). Se avete bisogno di una chiacchierata con il relatore e lui non riesce a darvi un appuntamento per il giorno dopo, e magari dovete aspettare una settimana, non aspettate senza far niente. Ma non disperdetevi: lavorate sempre con un obiettivo in mente.
- È un'opportunità
- Il lavoro di tesi è per voi un'opportunità. Avete la possibilità di lavorare "insieme" a un esperto di un settore di ricerca, spesso conosciuto e stimato a livello mondiale dalla comunità scientifica di quel settore, e comunque molto più esperto di voi. Potete stimare i vostri professori o potete pensare, come sembrano fare molti dei politici d'oggi, che i professori universitari siano tutti nullafacenti e perditempo (io, personalmente, se devo scegliere se "buttare giù dalla torre" --- in senso figurato, per carità… --- un politico o un professore, non ho dubbi…). Pensatela un po' come volete ma, ripeto, è per voi un'opportunità, se non un privilegio, che difficilmente vi si ripresenterà nella vita (un po' perché difficilmente capita di lavorare con "esperti", un po' perché durante la tesi siete ancora abbastanza "principianti" e la differenza si nota più che di quanto si noterà quando lavorerete sul serio e gli esperti dovreste essere diventati voi…). Dai miei supervisori, io ho imparato molto e in poco tempo, e ciò non mi è mai più ricapitato.
- Il Relatore
- Probabilmente a un certo punto sarete tanto
esasperati che...
...arriverete a odiare il vostro relatore. Ma quando
succederà sarà un bene: vorrà dire che starete
(quasi) per laurearvi.
Francesco Mele
E i lucidi?
La tesi va anche discussa (o "difesa" come dicono gli
anglosassoni): il lavoro svolto e i risultati ottenuti vanno
presentati in forma orale davanti a una commissione. Nei settori
scientifici conviene (a parte casi particolari) preparare dei lucidi a
supporto della presentazione.
- Struttura dei lucidi
- Scrivete poco sui lucidi; evitate
frasi complete e usate piuttosto espressioni schematiche. Il primo
lucido deve evidenziare il titolo della tesi, il vostro nome e il nome
di relatore e correlatori. Il secondo lucido deve presentare o la
struttura della presentazione o gli obiettivi della tesi (a seconda
dei casi). Per la presentazione del lavoro di tesi, di solito avrete
poco tempo (5-10 minuti) quindi cercate di sintetizzare ad alto
livello di astrazione il lavoro svolto, ma cercate anche di fare
qualche "carotaggio mirato" per far capire la complessità e la
difficoltà di quello che avete fatto. L'ultimo lucido deve
riassumere il lavoro svolto e delineare eventuali sviluppi
futuri.
- Stile dei lucidi
- Scrivete poco sui lucidi. Ogni parola che scrivete su un lucido potrebbe distrarre chi ascolta e impedirgli di cogliere un punto importante che dite solo a voce. Lucidi inutilmente lunghi/densi fanno sì che chi ascolta si distragga, cominci a leggerli, non vi ascolti, e magari non riesca neanche a leggerli del tutto perché troppo lunghi.
- Regole tipografiche
- Evitate la punteggiatura sui
lucidi. Numerate i lucidi (utile per chi deve farvi domande su punti
specifici). Restate aderenti allo standard ("default") proposto. Fra
PowerPoint e LaTeX scegliete voi (vedi sopra, ma scrivere lucidi
è diverso dallo scrivere una tesi, l'aspetto visuale è
più importante, e molti sono convinti che PowerPoint sia
l'unico applicativo ben fatto in Office…). E comunque
ricordatevi sempre di OpenOffice…). O di
Keynote in ambiente MacOS, che graficamente e stilisticamente
è... di classe. E adesso c'è anche Prezi che pare molto interessante sia
graficamente sia come organizzazione concettuale di una
presentazione.
- Il discorso
- Durante la presentazione guardate chi vi
ascolta (o il muro dietro di loro… se siete
intimoriti). Evitate di indicare con il dito sul video del vostro PC,
indicate sullo schermo su cui viene proiettata la presentazione. Non
leggete i lucidi. Non imparate a memoria il discorso, ma provatelo
più volte: spesso non c'è un unico modo migliore di dire
le cose, ma averli "provati" tutti prima vi aiuta ad essere più
sicuri durante la presentazione.
- Stile del discorso
- Siate precisi e andate dritti al punto. Evitate di perdere tempo con affermazioni inutili e senza contenuto informativo come "spesso", "sostanzialmente", "si vorrebbe"," si va a fare", … Evitate le affermazioni vaghe: "in pratica", "non ho fatto questo", "non ho fatto quello"; dite piuttosto cosa avete fatto, anzi evidenziate per bene quello che avete fatto voi rispetto a quello che c'era già.
- I tempi
- Calibrate bene i tempi della presentazione, sotto vari aspetti. Se usate il vostro portatile, evitate di sprecare 5' per l'avvio (il "boot" come dicono gli informatici): arrivate con il computer già acceso. Evitate di sforare i tempi consentiti: se avete 12', parlate per 12', né di più né di meno (ma meglio 1' di meno che 1' di più). Se sforate i tempi, oltre a essere poco educati nei confronti della commissione e dei vostri colleghi che devono esporre dopo di voi, rischiate essere interrotti bruscamente allo scadere del tempo consentito, senza riuscire a concludere. Inoltre, dedicate il giusto tempo a ogni questione: evitate di parlare a lungo di questioni marginali, e concentratevi sulle cose più importanti. Ad esempio, evitate di parlare per 5' dell'analisi della letteratura, per 2' di quello che avete fatto voi e per altri 5' degli sviluppi futuri… Di solito vengono assegnati ca. 5'-7' per le tesi triennali e ca. 10'-12' per le tesi magistrali. Spesso i tempi della presentazione vengono decisi dalla commissione all'ultimo momento, a seconda dell'andamento della sessione di laurea, quindi siate preparati a riconfigurare il discorso opportunamente.
Possono esservi utili due aneddoti. A uno dei miei primi convegni, la sera prima della mia presentazione stavo chiacchierando con Michael Buckland, un prof. americano famoso e simpatico. Il discorso cadde sulla mia presentazione del giorno dopo e lui mi disse una cosa di cui ho fatto tesoro:
The good presentation gold rule:
Keep it simple, keep it short, and nobody will complain.
Qualche mese dopo, mentre mi lamentavo di dover esporre, per l'esame finale di dottorato, il mio lavoro di tre anni in pochi minuti, il mio tutor Giuseppe O. Longo mi disse con il suo solito tono burbero e simpatico:
Quanto a descrivere in 10' tre anni di vita, non è un problema:
pensa che si può parlare del carbonifero o del jurassico in cinque
minuti…
E quindi, aggiungo io, si può raccontare una tesi di laurea in 5'-10'.
- Le domande
- Alla fine della vostra presentazione, i membri della commissione vi potrebbero porre delle domande, o magari esprimere dei commenti. Non temete se succede, è piuttosto frequente. Anzi, se non ve ne fanno forse vuol dire che siete stati poco interessanti... Due consigli. Primo, lasciate che chi vi fa la domanda la completi. Non interrompetelo. Magari fategli capire con gesti che avete capito la domanda, se è così. Ma non interrompetelo. Secondo: non prendete la domanda come un'accusa personale, neanche se vi viene detto che il vostro lavoro ha dei punti deboli. Ovviamente se di punti deboli non ce ne sono e siete in grado di dimostrarlo, tanto meglio. Ma è molto meglio dimostrare di essere consapevoli dei punti deboli che fingere di ignorarli, o non averli notati. Adottate un atteggiamento scientifico, per cui non è tanto importante il dimostrare che avete ragione voi; è importante cercare di capire e far capire. È una delle differenze fra laurearsi e partecipare al grande fratello...
- La Paura
- Se avete paura di essere nervosi durante la
presentazione, state tranquilli: lo sarete, come tutti….
E purtroppo avere paura e sentirsi insicuri vuol dire
presentare male. D'altronde sono gli stupidi che sono sicuri di
tutto, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. Almeno credo.
- La Fine
-
Per
tranquillizzarvi, potete fare training autogeno, pensare alle cose
importanti della vita, adottare una visione "cosmica" (in cui la
vostra presentazione assume un'importanza nulla), bervi una camomilla
(o, in casi estremi, qualche tranquillante; gli alcolici potrebbero
essere controproducenti…) o magari riflettere sul caso che la
presentazione potrebbe essere perfetta ma che potreste essere
investiti da un TIR subito dopo, mentre festeggiate…
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Last modified: 2015-04-28