Le fonti storiche dell'attribuzione del codice a Giulio Cesare
Dall'opera di Gaius Suetonius Tranquillus, "De Vita Caesarum" ("La vita dei Cesari", Svetonio, ca. 121 d.C.)
Divus Iulius (Giulio Cesare, cap. 56) Exstant et ad Ciceronem, item ad familiares domesticis de rebus, in quibus, si qua occultius perferenda erant, per notas scripsit, id est sic structo litterarum ordine, ut nullum verbum effici posset; quae si qui investigare et persequi velit, quartam elementorum litteram, id est D pro A et perinde reliquas commutet. Nel passo in Latino riportato sopra, Svetonio fa riferimento ad alcune missive di Giulio Cesare "a Cicerone, così come quelle ai familiari sugli affari domestici, nelle quali, se era preferibile che [il contenuto] rimanesse nascosto, le scriveva in codice, cioè con l’ordine delle lettere così disposto, che nessuna parola potesse essere ricostruita; che se qualcuno avesse voluto investigare e cogliere [il senso], avrebbe dovuto cambiare la quarta lettera degli elementi, cioè D per A e così via per le rimanenti."
Divus Augustus (Ottaviano Augusto, cap. 88) Quotiens autem per notas scribit, B pro A, C pro B ac deinceps eadem ratione sequentis litteras ponit; pro X autem duplex A. In questo passo, Svetonio riporta che Ottaviano Augusto "Quando scriveva in codice, [scriveva] B per A, C per B, e così via, applicando la stessa regola alle lettere seguenti, ma [sostituendo] X con una doppia A."
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